Dalla Direttiva SUP (Single Use Plastic), voluta dall’Unione Europea ed entrata in vigore in Italia dal 14 gennaio 2022 per ridurre il consumo di plastica monouso, all’introduzione nel Decreto semplificazioni della possibilità di diffondere il sistema di deposito cauzionale (DRS) per contenitori di bevande in plastica, allumino e vetro. Vediamo come cambia lo scenario di utilizzo del monouso nel nostro Paese.
Sommario
LA DIRETTIVA SUP
Dal 14 gennaio 2022 è entrato in vigore il Decreto legislativo n.196 del 8 novembre 2021 per l’attuazione in Italia della direttiva (UE) 2019/904, ovvero la direttiva SUP sulle plastiche monouso. SUP sta per “Single-Use Plastic” e comprende una vasta gamma di prodotti che spesso finiscono per inquinare l’ambiente e soprattutto i mari e le spiagge. Oltre l’80% dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge europee sono in plastica. Di questi, il 50% sono oggetti di plastica monouso e il 27% sono attrezzatura collegata alle attività di pesca.
I prodotti che non potranno più essere commercializzati se fatti di plastica tradizionale sono:
- bastoncini cotonati (già vietati in Italia)
- piatti, posate, cannucce, agitatori per bevande e bicchieri (aggiunti nel recepimento italiano)
- palloncini e aste per palloncini
- contenitori in polistirene per asporto e consumo diretto di alimenti
- attrezzi da pesca contenenti plastica
La loro presenza sul mercato sarà consentita però fino a esaurimento delle scorte.
Rispetto a quanto previsto dalla direttiva UE, il recepimento italiano prevede che possano essere immessi in commercio prodotti monouso realizzati in materiale biodegradabile e compostabile, purché certificati conformi allo standard europeo UNI EN 13432 (se sono imballaggi) o UNI EN 14995 (se sono altri manufatti in plastica). Inoltre, La SUP stabilisce che queste alternative biodegradabili e compostabili debbano essere costituite da percentuali crescenti di materiale riciclato (es. vetro, biopolimeri, etc.): almeno il 40% da subito e almeno il 60% a partire dal 1° gennaio 2024.
BOTTIGLIE, ASSORBENTI E ALTRO
La Direttiva SUP introduce target anche per il futuro.
A partire dal 3 luglio 2024, le bottiglie fino a 3 litri di volume potranno essere commercializzate esclusivamente se il loro tappo di plastica rimane attaccato alla bottiglia dopo l’apertura. Quelle per bevande in PET (polietilene tereftalato), dovranno contenere almeno il 25% di PET riciclato entro il 2025 e almeno il 30% dal 2030. Per la raccolta e il riciclo delle bottiglie, in Italia e negli altri paesi UE, si dovrà raccogliere il 90% di quanto immesso al consumo entro il 2029, con una tappa intermedia del 77% entro il 2025.
Per quanto riguarda i prodotti per l’igiene personale e della casa, come le salviette umidificate a base di fibre di plastica (poliestere e poliidrossialcanoati – PHA), devono riportare una precisa etichettatura che ne evidenzi il contenuto di plastica e le conseguenze della loro dispersione nell’ambiente. Anche assorbenti, tamponi igienici e applicatori per tamponi devono riportare l’apposita marcatura, così come i prodotti del tabacco con filtri e le tazze o bicchieri per le bevande, se contengono parti o strati di plastica.
Non sono invece coperti dalla direttiva, antecedente allo scoppio della pandemia, le mascherine e i guanti monouso.
DRS – DEPOSITO CAUZIONALE
Per raggiungere gli obiettivi posti dall’UE sulla riduzione di plastiche nell’ambiente, il Decreto semplificazioni introduce la possibilità di diffondere il sistema di deposito cauzionale. In un sistema DRS il consumatore compra il contenuto e prende in prestito l’imballaggio.
In sostanza si tratta di un sistema di raccolta selettiva per gli imballaggi per bevande monouso e funziona così:
- il consumatore paga una piccola cauzione, completamente rimborsabile, in aggiunta al prezzo di vendita di un prodotto
- questa cauzione, o deposito, viene poi riconosciuta interamente al consumatore al momento della restituzione dell’imballaggio vuoto presso un punto di raccolta
- l’amministratore del sistema organizza e finanzia il recupero degli imballaggi vuoti dai diversi punti di raccolta per il conteggio, la selezione, il compattamento e la vendita dei materiali raccolti ai riciclatori
- Il materiale raccolto viene avviato a riciclo ed utilizzato per la produzione di nuovi imballaggi per bevande.
L’imballaggio può essere restituito presso punti di raccolta istituiti ad hoc, o più semplicemente, può “ritornare al rivenditore”, consentendo ai consumatori di restituire i contenitori vuoti mentre fanno la spesa, nei negozi da cui abitualmente si servono, evitando viaggi aggiuntivi ed emissioni di CO₂. Questo vale anche nei luoghi più remoti (località di montagna o isole minori) dove è pur sempre presente un punto vendita di generi alimentari che può occuparsi della raccolta degli imballaggi vuoti.
La domanda che ci si pone è sempre la stessa: questo sistema comporterà più un fastidio o una comodità per la popolazione?
Svariati studi internazionali hanno rilevato che i consumatori in tutto il mondo supportano questo sistema di raccolta selettiva, trovandolo un modello efficace ed appagante. Inoltre, un recente sondaggio della campagna “A Buon Rendere – molto più di un vuoto” ha rilevato che l’83% degli italiani si augura una prossima introduzione di un DRS anche nel nostro paese.
UN PO’ DI DATI
La campagna “A Buon Rendere – molto più di un vuoto”, lanciata dall’Associazione Comuni Virtuosi, riporta i dati di un recente studio di Reloop Platform sul DRS: in Italia oltre 7 miliardi di contenitori per bevande sfuggono al riciclo ogni anno, uno spreco che potrebbe essere ridotto del 75-80% attraverso l’introduzione di un Sistema di Deposito efficiente. Inoltre, l’attuale sistema di raccolta differenziata del PET permette un’intercettazione solo del 58%, un tasso ben lontano dall’obiettivo del 90% imposto dalla direttiva SUP al 2029.
In Europa sono attualmente attivi 12 sistemi di DRS, tra cui il sistema tedesco che conta circa 83 milioni di consumatori. I Paesi europei con DRS raggiungono tassi di raccolta selettiva altissimi: da un minimo dell’85% in Svezia ad un massimo del 98% in Germania. I sistemi DRS raccolgono in media il 94% delle bottiglie in PET per bevande, mentre i sistemi di raccolta differenziata classica si fermano al 47%.
ESEMPI VIRTUOSI
Nel nostro paese già diversi Comuni si stanno impegnando nell’abbandono del monouso, con importanti iniziative esportabili in altre realtà.
Un esempio è quello di Misano Adriatico (RN), che ha avviato la sperimentazione “Meno è meglio” sul riuso dei bicchieri per il consumo da asporto negli stabilimenti balneari. I bicchieri, in silicone o in plastica dura, hanno un chip inserito sul fondo, che permette la lettura alla prima consegna della bevanda, col conseguente pagamento della cauzione. Questa viene restituita alla riconsegna del bicchiere, che può avvenire anche in uno stabilimento diverso da quello della prima consegna. Sul sito del Comune i dettagli del progetto.
Altro esempio è rappresentato dal comune di Medesano (PR), dove è stato avviato il percorso partecipato “Medesano: istruzioni per il riuso”. L’obiettivo del percorso è ridurre il monouso, in particolare stoviglie e contenitori, negli esercizi commerciali ed eventi pubblici, affrontando i problemi con i diretti interessati: organizzatori, cittadini, associazioni e circoli, commercianti. Lo scopo finale è l’istituzione di una stoviglioteca comunale, dove poter noleggiare le stoviglie di riuso per qualsiasi evento si voglia organizzare, piccolo o grande che sia. Tutti i dettagli e le fasi del percorso si trovano in questo articolo.