L’emergenza sanitaria sta avendo varie conseguenze, positive e negative, in tutti i settori. Fra quelle positive ce n’è una, forse inaspettata, che riguarda il fotovoltaico.
Sommario
CONSEGUENZE SULLA PRODUZIONE E SUI PREZZI DEI MODULI FOTOVOLTAICI
In questo articolo di Qualenergia , pubblicato a inizio febbraio 2020, si prendevano in considerazione le conseguenze che l’emergenza sanitaria avrebbe avuto sul fotovoltaico. Poiché la Cina è il principale produttore mondiale di moduli fotovoltaici, lo stop prolungato degli impianti avrebbe potuto innescare un effetto a catena, con ritardi nelle consegne, aumenti dei prezzi, progetti bloccati per mancanza di pannelli o di altri componenti fabbricati in Cina. Dalle forniture di componenti cinesi dipende, in buona parte, l’attività di produzione/assemblamento di pannelli che avviene in altri paesi asiatici, quindi un eventuale fermo prolungato della produzione industriale in Cina potrebbe rallentare tutta la filiera del fotovoltaico.
In quel periodo ci si aspettava 3-4 mesi di produzione molto rallentata e c’era molta incertezza sulla “tenuta” dell’industria fotovoltaica in relazione alla riapertura degli stabilimenti e anche una nota di Roth Capital Partners agli investitori evidenziava che, “nelle otto province cinesi interessate dai blocchi del lavoro per esigenze di sicurezza sanitaria, ci sono grandi stabilimenti produttivi della cosiddetta “Solar Module Super League” tra cui stabilimenti di Canadian Solar, LONGi, Trina Solar, Q-Cells, JA Solar”.
Una grande incertezza riguardava anche le oscillazioni dei prezzi dei moduli: le opinioni degli analisti in tutti questi mesi sono state molto diverse tra loro, insieme a chi si aspettava un aumento dei prezzi dei moduli, c’era anche chi ne prevedeva un decremento
Ora le previsioni stanno cambiando e si può guardare al futuro con cauto ottimismo. In questo articolo di Infobuilfenergia.it si riportano i risultati di uno studio di SolarPower Europe, secondo cui, a livello mondiale, il 2020 sarà l’anno che assorbirà lo scossone dell’emergenza sanitaria, ma nel quadriennio successivo si prevede una grande espansione del fotovoltaico, sempre che la politica faccia la sua parte.
Ciò riguarda anche l’Italia, dove regna ancora una grande incertezza e molte aziende rischiano la chiusura.
CONSEGUENZE SULLA PRODUTTIVITÀ DEI MODULI
Il lockdown ha anche avuto delle conseguenze positive: la qualità dell’aria è sensibilmente migliorata grazie alla drastica riduzione della concentrazione di particolato atmosferico e altri inquinanti (leggi il nostro articolo Effetto Smart Working).
Uno degli effetti generati dall’aria più pulita è l’aumento della quantità di luce che riesce a raggiungere la terra, tutto a vantaggio della produzione di energia elettrica da fonte solare.
In giugno questo effetto è stato dimostrato da uno studio tedesco, basato su dati di Nuova Delhi, una delle capitali più inquinate al mondo. Lo studio ha dimostrato che tra marzo e aprile i pannelli hanno captato tra il 6% e l’8% in più rispetto allo stesso periodo del 2019.
Anche in Pianura Padana c’è stata una drastica riduzione dell’inquinamento atmosferico. È uscito di recente il primo rapporto del progetto europeo Life PRepair, ad ulteriore ed autorevole conferma di questa evidenza. Non ci sono invece ancora studi sugli effetti della produttività del fotovoltaico nelle nostre zone, ma possiamo ipotizzare un effetto analogo a quello registrato a Nuova Delhi, considerato che anche la Pianura Padana è uno dei luoghi più inquinati d’Europa e del mondo.
È chiaro che anche riguardo a questo aspetto la politica gioca un ruolo fondamentale: come sottolinea lo studio tedesco gli impianti fotovoltaici potranno “continuare a generare quantità record di elettricità fintanto che i livelli di inquinamento atmosferico rimarranno bassi”, e ciò dipenderà dalla capacità di fare tesoro degli insegnamenti dell’emergenza sanitaria, sostenendo le energie rinnovabili, la mobilità elettrica e senz’auto nonché la transizione ad un’economia “low carbon”.