Non solo sacchettini e buste per la spesa: a partire dal 2019 andranno fuori legge i cotton fioc non biodegradabili, quelli con il bastoncino di plastica per intenderci, mentre dal 2020 sarà vietato aggiungere granuli di microplastica esfoliante all’interno dei cosmetici. Sono le interessanti novità introdotte in Italia grazie ad appositi emendamenti inseriti nella Legge di Bilancio 2018.
Siamo il primo paese al mondo a legiferare sui cotton fioc (che secondo stime di Legambiente costituiscono fino al 90% della plastica che si può trovare sulle spiagge italiane!), nonché il primo in Europa a farlo sulle microplastiche cosmetiche, già bandite al momento in USA e Canada: per una volta il nostro paese anziché arrivare in ritardo, come è successo con i già citati sacchettini di plastica del supermercato, fa da precursore ed agisce in anticipo rispetto allo scenario internazionale.
Proprio in questi giorni la UE ha pubblicato le linee guida per una strategia comunitaria per la plastica in un’ottica di economia circolare. Gli obiettivi dichiarati sono principalmente tre: raggiungere il 100% degli imballaggi in plastica presenti sul mercato europeo riciclabili, riutilizzabili o recuperabili; eliminare del tutto le microplastiche aggiunte ai cosmetici e limitare il più possibile i prodotti mono-uso o usa e getta; superare la soglia del 50% di rifiuti plastici riciclati. Il tutto entro il 2030.
Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi è indispensabile che l’economia del settore della plastica diventi il più possibile circolare: bisognerà uniformare le componenti chimiche di base dei polimeri plastici per rendere più semplice la gestione dei rifiuti finali ed eliminare ogni possibile residuo contaminante pericoloso; bisognerà ripensare la produzione degli oggetti attraverso un eco-design attento al risparmio delle risorse; bisognerà ripensare il sistema di gestione, raccolta e trattamento dei rifiuti plastici, che non è ancora adeguato alle nostre attuali esigenze, costringendo i paesi europei a vendere i propri rifiuti plastici a paesi come la Cina, dove vanno ad alimentare locali termovalorizzatori. E ovviamente oltre a tutto ciò, deve cambiare l’atteggiamento e la consapevolezza dei singoli cittadini e consumatori, visto che la raccolta differenziata dovrà aumentare e migliorare, ma anche quello delle aziende del settore, che spesso snobbano la plastica riciclata come un materiale di seconda scelta di bassa qualità. Non più del 6% della plastica prodotta annualmente in Europa deriva da materiali plastici riciclati: la quasi totalità del potenziale economico del materiale plastico viene letteralmente buttata via, specie considerando che lo utilizziamo in buona parte per imballaggi o prodotti dalla durata di vita ridottissima.
Fortunatamente, il mondo industriale sembra pronto a supportare questa scelta: PlasticsEurope, associazione dei produttori europei del settore, ha pubblicato quasi in contemporanea alla strategia europea un proprio documento volontario che riprende le stesse indicazioni e si pone gli stessi obiettivi, anche se con l’orizzonte temporale al 2040. Il mondo industriale sembra aver compreso che questa sfida, per quanto impegnativa, può offrire parecchie opportunità: nuovi posti di lavoro, nuovi spazi per il business, ma soprattutto meno dipendenza (esterna) dal petrolio e meno emissioni di CO2 in atmosfera, due principi cardine delle attuali politiche europee per lo sviluppo sostenibile.
Inoltre, sempre grazie ad un emendamento della Legge di Bilancio 2018, viene concesso un credito di imposta al 36% per quelle imprese italiane che acquistano materiali derivati da plastica di riciclo: un ulteriore ottimo incentivo in favore del recupero e della diffusione di pratiche virtuose nel nostro paese.
Finalmente ci stiamo quindi incamminando, almeno nella UE, verso una produzione e una gestione sostenibile della plastica: se pensiamo che di tutta la plastica prodotta dal dopoguerra ad oggi, si stima che ben l’80% sia andato non recuperato, e quindi disperso nell’ambiente, viene da pensare che decisamente il momento fosse arrivato. Ancora oggi, in Europa, delle circa 25 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotti ogni anno non ne viene riciclata più del 30%. E una buona parte di questi rifiuti andati persi finisce in qualche modo in mare: i danni agli oceani stimati dall’agenzia ONU per l’ambiente (UNEP) sono di almeno 8 miliardi di dollari all’anno, senza contare il danno apportato dalle microplastiche, che entrano nella catena alimentare arrivando fino all’uomo, con effetti sulla salute ancora da studiare.