Il mensile “La nuova Ecologia” ha pubblicato sul numero 7/2017 un articolo che tratta degli impatti negativi dei cambiamenti climatici sulla salute umana. Ne riportiamo qui i principali contenuti.

La comunità scientifica è ormai concorde nell’affermare che, se da una parte esiste una correlazione tra riscaldamento globale e concentrazioni atmosferiche di gas serra, queste ultime prodotte da attività umane, dall’altra è altresì certo che i cambiamenti climatici hanno impatti negativi sulla salute umana. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che gli effetti sulla salute attesi nel futuro a causa dei cambiamenti climatici, in particolare quelli dovuti al progressivo riscaldamento del pianeta, saranno tra i più rilevanti problemi sanitari da affrontare nei prossimi decenni.

Cambiamenti climatici e salute umana sono strettamente interconnessi attraverso vari e complessi meccanismi. I cambiamenti climatici stanno determinando variazioni della temperatura, delle precipitazioni, del livello del mare e della frequenza di eventi estremi che hanno effetti diretti sulla salute. A questi si aggiungono gli effetti indiretti associati ad alterazioni nella qualità di acqua, aria, cibo, disponibilità di risorse idriche e, più in generale, negli ecosistemi naturali. L’esposizione a questi effetti e l’interazione con fattori locali (quali condizioni ambientali e sociali, stato di salute della popolazione, infrastrutture sanitarie, ecc.) determinerà l’intensità degli effetti sulla salute della popolazione.

Studi epidemiologici dimostrano che eventi meteorologici estremi stanno già producendo effetti sulla salute, contribuendo al carico globale di malattie e decessi prematuri. Durante l’estate 2003 l’Europa Centrale e Meridionale è stata colpita da un’ondata di calore di straordinaria durata e intensità, con temperature fino a 7°C al di sopra delle medie stagionali. Gli effetti peggiori sono stati registrati nelle aree in cui le temperature osservate sono state vere e proprie anomalie termiche, come a Parigi, dove il tasso di mortalità nei giorni dell’ondata di calore è più che raddoppiato.

In Italia, il luglio 2015 è stato caratterizzato da una delle ondate dagli effetti più gravi, soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro, caratterizzata da elevata intensità e durata: le temperature osservate sono state fino a 4°C superiori ai valori di riferimento, con picchi che hanno raggiunto i 41 °C, in alcune città anche associate ad elevati tassi di umidità. E’ stato stimato che durante questa ondata il 13% della mortalità totale osservata nella popolazione di età maggiore ai 65 anni in 21 città è attribuibile alle elevate temperature osservate, che hanno causato soprattutto problemi di tipo cardiovascolare e respiratorio.

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Se gli effetti del cambiamento climatico sono già in atto, le risposte per contrastarli sono in grave ritardo.

Nel 2015 la Commission on Climate Change della Lancet (importante e autorevole rivista di scienza e medicina) ha pubblicato il Report “Health and climate change: policy responses to protect public health“, in cui ha riconosciuto l’importanza di un approccio che promuova la qualità della vita umana e l’integrità dei sistemi naturali per tutelare la salute del pianeta e quella delle attuali e future generazioni, basandosi su principi di sostenibilità ed equità. Inoltre il Report sottolinea come il contrasto ai cambiamenti climatici e agli effetti sulla salute che ne derivano rappresenti la più importante sfida del XXI secolo e implichi l’identificazione di politiche di mitigazione che abbiano benefici per la salute immediati e a medio-lungo termine. Le ricadute positive sulla salute di molte misure di mitigazione possono infatti aiutare ad affrontare priorità sanitarie globali, come la mortalità infantile da infezioni acute delle vie respiratorie, la malattie ischemiche cardiache negli adulti e altre malattie non trasmissibili. E’ stato evidenziato in studi condotti in diversi Paesi, l’importante vantaggio in termini di costi-benefici di strategie di mitigazione con effetti sull’ambiente e con importanti implicazioni di sanità pubblica.

Fra le politiche di mitigazione possibili riportiamo due esempi:

  1. intervenendo nel settore dei trasporti urbani attraverso l’aumento del trasporto attivo (spostamenti a piedi o in bicicletta) e il minor numero di veicoli a motore privati in città, si avrebbe come effetto la riduzione dell’inquinamento atmosferico ma anche co-benefici per la salute, come un aumento dell’attività fisica e la riduzione del rischio di incidenti stradali, ottenendo maggiori co-benefici sulla salute rispetto a quanto ottenuto dal solo aumento del numero di autoveicoli a basse emissioni come dimostrato da uno studio pubblicato nella serie “health and climate change” di Lancet.
  2. la produzione di energia elettrica da fonti fossili è un’importante sorgente di inquinamento e di gas serra, nonché fonte di malattie a livello globale. Un esempio di quanto si può fare nei Paesi in via di sviluppo viene dalla provincia dello Shanxi (Cina), dove una serie di azioni volte ad abbattere l’inquinamento da carbone ha portato i livelli di pm10 nella città di Taiyuan da 196 microgrammi per metro cubo nel 2001 a 89 nel 2010. Uno studio epidemiologico ha stimato che questo abbattimento ha determinato una riduzione del 57% dei daly (anni di vita persi per morte prematura o vissuti con disabilità). In Europa il recente rapporto “Europe’s dark cloud” del WWF ha documentato il carico di malattia associato ogni anno all’inquinamento originato dall’uso di combustibili fossili: sono stati stimati 19.000 decessi prematuri all’anno attribuibili all’inquinamento da pm2.5, derivante dalla combustione del carbone, e 11.800 casi di bronchite cronica.

 

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Nei prossimi decenni, quindi, sarà molto importante agire sia con interventi di mitigazione nei diversi settori (energetico, agricolo, mobilità) al fine di ridurre le emissioni di gas serra e quindi rallentare i cambiamenti climatici, sia attraverso misure di adattamento finalizzate a:

  • contrastare i rischi per la salute dei gruppi di popolazione più vulnerabili
  • ridurre le diseguaglianze socio-economiche di salute (amplificate dai cambiamenti climatici)
  • promuovere investimenti in tecnologie sostenibili
  • sostenere programmi educativi che favoriscano stili di vita sostenibili di vita.

FONTI:

Fattore di rischio. Michelozzi P., Dè Donato F. La Nuova Ecologia, n. 7/2017. GAIA – Clima e salute, 70 – 74.

Public health benefits of strategies to reduce greenhouse-gas emissions: urban land transport. Woodcock, James et al. The Lancet , Volume 374 , Issue 9705 , 1930 – 1943

Health and climate change: policy responses to protect public health. Watts, Nick et al. The Lancet , Volume 386 , Issue 10006 , 1861 – 1914

EuropE’s dark cloud. WWF, ClimatE Action NEtwork (can) EuropE, HEaltH and EnvironmEnt alliancE (HEal), Sandbag.