In un precedente articolo avevamo affrontato la questione della tariffa elettrica, accennando alla riforma che si concretizzerà nell’arco del triennio 2016-2018. Nell’articolo avevamo descritto per sommi capi la struttura della “vecchia” tariffa elettrica, in vigore fino al 2015.

In questo articolo, invece, proveremo a descrivere i principali contenuti della riforma e faremo alcune valutazioni.

Con la riforma viene messo in atto il graduale passaggio da una tariffa “progressiva” ad una “non progressiva”. Cosa significa? Con la tariffa progressiva, chi meno consuma meno spende, cioè a consumi annui inferiori corrispondono minori costi al kWh, che vengono applicati secondo scaglioni.

La struttura non progressiva, invece, prevede un unico prezzo del kWh, indipendente dalla quantità di energia prelevata in un anno, identico quindi per chi ha un consumo ridotto o chi ha un consumo molto elevato.

In Italia la tariffazione a struttura progressiva ha precise ragioni storiche: l’adozione di tale sistema risale infatti ai primi anni ’70, quando  ENEL, che aveva il monopolio, si faceva pagare un corrispettivo in cui non vi era distinzione tra le diverse componenti, non vi erano ammortizzatori come l’attuale bonus sociale e in quegli anni si verificò la prima grande crisi petrolifera. La progressività fu allora introdotta come strumento per stimolare la razionalizzazione dei consumi eliminando gli sprechi, nonché per aiutare le utenze meno abbienti.

In realtà è ormai noto che gli obiettivi di contenimento dei consumi sono stati raggiunti non tanto grazie alla progressività, ma piuttosto grazie all’introduzione della limitazione di potenza impegnata e della differenza di tariffa tra contratti a 3 kW e contratti con potenza superiore.

La vecchia struttura aveva quindi due elementi peculiari:

  • una consistente riduzione di costi per utenze con consumi sotto i 1.800 kWh/anno; i costi così agevolati erano però inferiori all’effettivo costo del servizio;
  • molta differenza tra D2 (residenti sotto i 3 kW) e D3 (non residenti e utenze sopra i 3 kW), con costi fissi in favore di D2

…e instaurava di fatto un meccanismo di sussidiarietà per cui i costi non sostenuti da D2 venivano fatti ricadere sugli altri utenti (D3).

Nell’ambito del sistema tariffario introdotto dall’Autorità fin dal 2000, è definita anche una tariffa di riferimento D1 (benchmark) che rispetta il principio generale della corrispondenza tra tariffe e costi del servizio. Tale tariffa rappresenta quindi l’effettivo costo del servizio ed è caratterizzata dalla totale assenza di progressività. In assenza di meccanismi di sussidiazione, dovrebbe essere applicata a tutti i clienti domestici.

PRESUPPOSTI DELLA RIFORMA

Partendo dal presupposto che il sistema energetico si evolverà verso una sempre maggiore elettrificazione, la riforma muove da alcune riflessioni dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas:

  1. la struttura progressiva delle tariffe domestiche è stata per anni ritenuta una delle principali cause della scarsa attrattività delle pompe di calore elettriche come unico sistema di riscaldamento delle abitazioni di residenza; per questo tipo di utilizzo intensivo la spesa energetica è fortemente influenzata dalla progressività perché i consumi elettrici annui sono elevati (5000 – 8000 kWh in funzione del clima e della casa) e spesso è anche necessario impegnare una potenza maggiore di 3 kW;
  2. l’analisi del comportamento effettivo degli utenti ha dimostrato che la struttura tariffaria progressiva non è risultata, per diverse ragioni, davvero efficace nello stimolare comportamenti virtuosi nei consumatori;
  3. dal punto di vista della potenza impegnata, la struttura esistente al 2015 è svantaggiosa poiché comporta sovradimensionamento delle utenze superiori ai 3 kW dovuto all’assenza di scelta di vari livelli di potenza intermedia (potenze disponibili 4,5 kW – 6 kW – 10 kW – 15 kW e superiori). Ciò favorisce il sovradimensionamento: ad es. se ho bisogno di 7 kW devo accedere allo scaglione da 10 kW;
  4. equità: minori consumi non riflettono necessariamente minori redditi. Ad es. un single che lavora fuori casa tutto il giorno ha consumi molto bassi, mentre una famiglia di 4 persone, magari con un solo coniuge lavorante, ha consumi alti. In questi casi è meglio offrire protezione sociale attraverso un bonus ad hoc.
  5. la struttura esistente al 2015 è complessa, risulta di difficile lettura agli utenti e favorisce in questo modo la poca trasparenza, soprattutto nel mercato libero;
  6. la struttura esistente al 2015 non riflette il reale costo del servizio che il consumatore riceve; ciò dipende soprattutto dal fatto che i servizi di rete sono maggiormente correlati alla potenza impegnata piuttosto che all’entità dei consumi; inoltre, come già osservato, a causa della sussidiarietà tra D2 e D3 le utenze D2 (residenti fino a 3 kW) pagano un costo molto inferiore all’effettivo costo del servizio per consumi sotto 1800 kWh anno.

PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLA NUOVA TARIFFAZIONE

Per correggere queste anomalie la riforma agisce principalmente su oneri generali e servizi di rete. Le principali modifiche sono:

  1. passaggio a tariffazione non progressiva;
  2. spostamento di costi dalla componente variabile alla componente fissa, in particolare servizi di rete che dipendono soprattutto dalla potenza impiegata:
  • quota fissa (€/anno per punto di prelievo) per i costi legati alla sola attività di misura e commercializzazione
  • quota potenza (€/anno per kW contrattualmente impegnato) per i costi legati a tutte le attività di distribuzione a ogni livello di tensione;
  • quota energia (c€/kWh prelevato) per i costi legati alle attività di trasmissione
  1. per quanto riguarda i corrispettivi tariffari a copertura degli oneri generali di sistema, saranno definiti in modo diverso tra clienti residenti (ai quali vengono applicati tutti in quota energia in c€ per kWh prelevato) e non residenti (ai quali vengono applicati sia in quota fissa sia in quota energia); in tal modo tre quarti del gettito (per residenti e non residenti insieme) deriveranno comunque dalle quote energia;
  2. aderenza ai costi del servizio (eliminazione della sussidiarietà);
  3. maggiore flessibilità nell’impegno di potenza.

Con l’eliminazione della sussidiarietà si è reso necessario il rafforzamento del bonus sociale per famiglie in difficoltà, attestate dal livello di reddito.

CALENDARIO DI APPLICAZIONE (2016 – 2018)

Cosa cambia nel 2016

Dal 1° gennaio 2016 per la tariffa D2 gli scaglioni progressivi sono passati da 4 a 3, per la tariffa D3 da 4 a 2.

Le tariffe per tutto il 2016 sono state le seguenti tre:

  • D1 è riservata a chi ha un impianto a pompa di calore come unico sistema di riscaldamento per la propria abitazione (prorogata fino alla fine del 2016);
  • D2 è riservata all’utenza residente con potenza impegnata fino a 3 kW;
  • D3 è riservata all’utenza domestica residente che ha una potenza impegnata superiore ai 3 kW e ai non residenti

calendario

Cosa cambia nel 2017

  • Dal 2017 verranno ulteriormente ridotti gli scaglioni di consumo e attenuata la struttura progressiva.
  • Gli oneri generali rimarranno ancora come nel 2015 mentre i servizi di vendita avranno già una struttura non progressiva.
  • A partire dal 1° gennaio 2017 verrà introdotta l’importante novità riguardante l’impegno di potenza del contatore, aumentando la scelta tra i livelli di potenza impegnabile: nuove taglie che aumentano di 0,5 kW da 1,5 fino a 6 kW e di 1 kW fino a 10 kW, oltre alla taglia da 15 kW e superiori.
  • Verranno inoltre azzerati gli oneri per gli utenti finali per la copertura degli oneri amministrativi dei distributori (contributo in quota fissa) in caso di richiesta del cliente di variazioni del livello di potenza contrattualmente impegnata, in modo da facilitare la scelta del livello di potenza ottimale (ad esempio se si installa una pompa di calore l’utente deve richiedere un aumento della potenza impegnata).
  • I distributori di rete dovranno entro il 2016 indicare nelle fatture il valore massimo della potenza prelevata in modo da consentire agli utenti finali di orientarsi.

Cosa cambia nel 2018

  • Nel 2018 la riforma entrerà in vigore a regime e la struttura tariffaria sarà non progressiva per servizi di rete, servizi di vendita e impegno di potenza.
  • Esisterà un’unica tariffa TD valida per tutti gli utenti domestici e nella bolletta elettrica non ci saranno più gli scaglioni di consumo. Per gli oneri generali inizierà la riforma a partire dal 2018.

CONSEGUENZE DELLA NUOVA STRUTTURA TARIFFARIA, PROBLEMI E POLEMICHE

L’AEEGSI sostiene che la nuova tariffa elettrica favorirà la diffusione di tecnologie per l’efficienza energetica quali:

  • pompe di calore
  • forni elettrici e piastre a induzione
  • auto elettriche
  • ottimizzazione dell’autoconsumo
  • building automation per l’aumento di consapevolezza nei consumi.

Più in generale, è molto probabile che la nuova tariffa favorirà il passaggio verso un sistema energetico completamente elettrico, riducendo il ricorso all’utilizzo del gas naturale nelle utenze residenziali.

In realtà è in atto un acceso dibattito sulla bontà della riforma, in quanto numerose associazioni di settore stanno sollevando già da tempo osservazioni in merito alle reali conseguenze della riforma, che sono ritenute disastrose per quanto riguarda la diffusione dell’efficienza energetica e delle rinnovabili in autoconsumo, incluso fotovoltaico. In particolare:

  1. tutte quelle utenze caratterizzate da consumi bassi, fino ad oggi favorite dalla presenza della progressività, vedranno un aumento molto significativo della loro bolletta elettrica annuale; si tratta di più dell’80% delle famiglie italiane (guarda il breve video di Qualenergia)
  2. con lo spostamento di costi dalla quota variabile alla quota fissa si diminuisce la convenienza del “kWh risparmiato” e ciò ha ovviamente un potere retroattivo perché va a modificare i tempi di rientro degli impianti fotovoltaici (o più in generale di interventi di efficienza energetica) già installati; (guarda ilbreve video di Italia Solare)
  3. se si analizza come cambieranno i profili di spesa per i vari utenti tipo, si può concludere che la nuova tariffa favorisce consumi elettrici elevati; solamente chi consuma più di 3.200 kWh/anno avrà un beneficio, tanto maggiore all’aumentare dei consumi annuali; qualche grande consumatore potrà avere dei vantaggi, ma la stragrande maggioranza delle famiglie sarà penalizzata da costi più alti.

evoluzione

Sono stati fatti vari esposti da associazioni e politici. Secondo Legambiente, la spinta verso l’elettrificazione del sistema appare quantomeno contraddittoria perché, se si volesse davvero spingere il vettore elettrico, per coerenza si dovrebbe puntare sulle rinnovabili in autoconsumo e sull’efficienza energetica, che invece risultano penalizzati. (leggi l’articolo in pdf di Edoardo Zanchini, vice-presidente di Legambiente)

Inoltre la riforma della tariffa sarebbe in contraddizione con la direttiva 2012/27/EU sull’efficienza energetica, con la 2010/31/EU sulla prestazione energetica nell’edilizia e con la 2009/28/EC sulle rinnovabili.