Era il 24 dicembre 1968: gli astronauti dell’Apollo 8 scattavano le prime foto della Terra vista dallo spazio, prima in bianco e nero e poi a colori. Allora fu definitivamente chiaro che il nostro è un Pianeta blu.
Nemmeno un anno dopo usciva “Space oddity“. Planet Earth is blue, and there’s nothing I can do, cantava David Bowie. Anche se le interpretazioni del brano sono varie e ancora un po’ misteriose (alienazione, solitudine e isolamento, rassegnazione, allontanamento dal grembo materno e via dicendo…) di certo allora Bowie non intendeva parlare dei problemi ambientali che stiamo affrontando oggi.
Ma come non notare l’attualità di questo verso, se pensato in termini ecologisti? A me incanta e, esagero, sembra quasi che il brano sia stato scritto unicamente per pronunciare questo verso. Che sì, è decisamente malinconico… ma porta anche a una riflessione: come è possibile che da una parte abbiamo la volontà e la capacità di lanciarci nello spazio e dall’altra pensiamo di poter fare poco o niente per salvaguardare il Pianeta?
Space oddity – David Bowie
(Space oddity, 1969)